L'OBBLIGO DI CONSULTARE UNO SPECIALISTA NEL TRATTAMENTO CONSERVATIVO DELLA COLONNA VERTEBRALE RIDURE IL TASSO DI INTERVENTI DI FUSIONE SPINALE?

Fox J et al., Spine, 2013 - Goodman RM et al., Spine, 2016

Negli ultimi anni il sistema sanitario sta cercando di limitare gli interventi chirurgici alla colonna vertebrale non necessari, come ad esempio la fusione vertebrale per le patologie degenerative del disco, e gli interventi con indicazioni non validate, come la fusione vertebrale in presenza di stenosi spinale. L'obiettivo non è soltanto quello di ridurre il numero di interventi non necessari, ma anche quello di indirizzare la chirurgia verso le attuali evidenze scientifiche.
Uno dei tentativi con maggiore successo è avvenuto nel Western Michigan grazie all'attuazione di un protocollo che prevedeva una visita programmata con un fisiatra per tutti i consulti chirurgici non urgenti. L'obiettivo principale della visita fisiatrica era informare il paziente sulle attuali evidenze circa i trattamenti conservativo e chirurgico per arrivare insieme ad una decisione condivisa. Oltre ad una riduzione del 25% del numero di interventi chirurgici, si sono ridotti del 48% i rinvii al chirurgo specialista e del 17.7% il tasso di indagini strumentali avanzate.
Un nuovo studio condotto nel Southeastern Michigan sull'applicazione di un protocollo simile al precedente ha portato però a risultati differenti: ad un iniziale calo dei tassi di fusione spinale è seguito un aumento degli interventi di fusione con un prolungamento delle cure ed un aumento dei costi.
Andrew Haig, coautore dello studio condotto sul primo protocollo, ha messo in evidenza le grandi differenze presenti nei due protocolli: il primo è stato applicato ad una popolazione con un tasso di chirurgia molto elevato, prevedeva l'educazione dei pazienti con precedente consulto chirurgico secondo linee guida ben definite e da parte di personale esperto in patologie vertebrali e incentivava i fisiatri ad effettuare visite entro 10 giorni dal consulto chirurgico; il secondo è stato invece applicato in un distretto dove il tasso di chirurgia era in linea con la media nazionale, le informazioni erano date ai pazienti con precedenti consulti solo per fusione vertebrale, non erano ben regolamentate e potevano essere fornite da qualsiasi fisiatra.
Risulta quindi necessaria la realizzazione di un protocollo condiviso che porti a risultati coerenti e applicabili in diversi contesti sanitari.

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